Il mio mare

Il mio mare

Testo di Martina Marenco

Le buone pratiche igieniche non possono essere tralasciate: le nostre case, i nostri vestiti, le nostre macchine, i nostri elettrodomestici devono -anche per ragioni di manutenzione- essere tenuti puliti. Fin qui niente da obiettare, ma vi capita anche a voi di farvi due domande quando diluite quel liquido colorato e profumato nell’acqua di qualsivoglia secchio o spugna? Le mie domande -oramai alla stregua della pippa mentale!- si sono trasformate in azioni che, spesso, non vengono comprese a fondo. Quando i miei coinquilini prendono in mano uno spruzzino con dentro del detergente, oppure, versano più di un tappo di sapone nel secchio del mocio, si guardano attorno per vedere se per caso ci sono io nelle immediate vicinanze. Regime di terrore!

Mettine meno per la miseria!”  

“Cosa devi fare con tutta quella schiuma?” 

Ma ti pare che il tavolo vada riempito così di disinfettante?”. 

Non hanno pace…

Mi rendo conto che le mie motivazioni possano sembrare eccessive: i nostri detersivi vengono ingeriti dai nostri scarichi, magicamente spariscono. Rendono tutto più lindo e profumato e poi via, giù dal tubo. Vista l’impossibilità di non fargli alzare il gomito con i flaconi, ho adottato pratiche più sostenibili che, badate, sono gocce nel mare ma, nel mio mare, non ci devono finire né i flaconi né tantomeno detersivi che possano inquinarlo. Lavare può essere davvero un gesto sovversivo.

Pratica 1. Ebbene sì, i flaconi. Un grande mistero li avvolge: perché se funzionano ancora (il tappo tiene, il liquido non si sversa, la plastica non si è corrosa) li devo conferire il giovedì con la raccolta porta a porta della plastica? Pensate che mi porto dietro da ben cinque traslochi il flacone del detersivo dei panni e quello del detersivo dei piatti!. Ogni volta che li finisco li metto nello zaino e li porto in negozi dove posso ricaricarli. Un pelo di costo in più per la nostra economia domestica (circa un euro in più al litro) ma un infinito costo che risparmiamo al nostro, già notevolmente appesantito, pianeta. Ovviamente i detersivi che scelgo sono interamente biodegradabili. I pesci ringraziano. 

Pratica 2 -poi la smetto di farvi la morale- le confezioni. Vi giuro che sono tentata innumerevoli volte da quella benedetta vaschetta di stracciatella, il formaggio, ma, ogni volta che allungo la mano per farla mia, le vocine nella testa me la fanno ritrarre. Inizio un borbottio a fior di labbra… Ma perché deve essere gestita così la vendita al dettaglio? Possibile che ogni cosa vada a finire nella sua singola vaschetta che poi, immancabilmente, viene gettata nel capiente bidone del multimateriale? Va bene, sono la solita eccessiva ma, vi giuro che non riesco a comprarla. Ne faccio a meno. Tutti noi dovremmo farci domande a riguardo, la prossima volta che andate al banco gastronomia, fate caso a quanti sono gli involucri di cui, certamente, si potrebbe fare a meno. Pellicole, vaschette, carta stagnola, sacchetti, fogli di plastica, contenitori quadrati, rettangolari, piccoli e grandi. Fermate il commesso! Non portatevi a casa tutti quegli involucri, ricordatevi che siamo noi i consumatori  e, in quanto tali, possiamo fare la differenza, un’enorme differenza!

Prossima volta che portate giù la spazzatura notate quanto sia ingombrante il sacco della plastica (non parlo solo di volume ma di quantità dei singoli pezzi) e traete le vostre conclusioni. 

Questo mio scritto esce in una giornata importante: oggi, 22 aprile 2020 si celebra il 50° anniversario della Giornata della Terra, il nostro pianeta azzurro, così bello così maltrattato, ha bisogno di noi!

Pensate al mare e a come non vorreste mai che fosse una zuppa di rifiuti galleggianti. 

Fatelo per lui, siate la differenza.

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22 aprile 2020 – GIORNATA DELLA TERRA, 50° ANNIVERSARIO

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